Arthur Conan Doyle è stato uno scrittore e drammaturgo scozzese, padre di due generi letterari: il fantastico e il giallo, quest’ultimo grazie al fortunato personaggio Sherlock Holmes, investigatore che, grazie al suo metodo deduttivo, risolve i casi più complessi.

 

La mia vita non è che un continuo sforzo per sfuggire alla banalità dell’esistenza.

 

Arthur Conan Doyle nasce a Edimburgo nel 1859 in una famiglia numerosa (secondo di dieci figli); intraprende gli studi dapprima presso una scuola della sua città, successivamente presso la Hodder Preparatory School nel Lancashire e lo Stonyhurst Jesuit College, fino all’iscrizione all’Università di Edimburgo, dove si laurea in Medicina.

 

Il miglior antidoto al dolore è il lavoro.

 

In questo periodo, durante l’attività come assistente medico, inizia a comporre le sue prime opere, la prima delle quali è “Il mistero di Sasassa Valley”, un racconto del terrore pubblicato sul Chambers Journal nel 1879, seguito dal racconto di una pianta carnivora che si ciba di uomini, “Il racconto dell’americano”, pubblicato sul The London Society. È grazie all’ispirazione nata da uno dei dottori presso cui lavora, il dottor Bell, che nasce il detective Sherlock Holmes.

 

Eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità.

 

Terminati gli studi, accetta la proposta della African Steam Navigation Company di imbarcarsi sul battello Mayumba come medico di bordo, la cui traiettoria collegava il porto di Liverpool alle coste occidentali dell’Africa, esperienza che abbandona dopo pochi mesi. Dopo soli due mesi di collaborazione con un suo ex compagno di studi, decide di aprire il suo studio medico; in questo periodo inizia a scrivere le prime avventure di Holmes, il cui primo romanzo è intitolato “Uno studio in rosso”, ottenendo un discreto successo tra i lettori, soprattutto grazie alla pubblicazione di “Il segno dei quattro”.

 

L’esempio di una sofferenza sopportata pazientemente è la più preziosa delle lezioni per un mondo tanto impaziente.

 

Nonostante il successo dei gialli, Doyle si dedica alla stesura di opere di vario genere, soprattutto di carattere storico, pubblicando ad esempio “La compagnia bianca”, sedici racconti storico-satirici sulle immaginarie avventure del brigadiere Gérard, la lirica comica “Jane Annie”, racconti del terrore come “La mummia” o il testo di storia militare “The Great Boer War”.

 

L’istruzione non finisce mai, Watson. Si tratta di una serie di lezioni, con la più grande per l’ultima.

 

Un’opera molto conosciuta è “Il mondo perduto”, romanzo fantastico incentrato su una spedizione in Sud America in un luogo abitato da creature preistoriche, da cui sono stati tratti molti film di successo.

 

La prova principale della vera grandezza di un uomo consiste nella percezione della propria piccolezza.

 

Negli ultimi anni di vita si dedica ad una delle tematiche a lui più case, quella dello spiritismo, a cui dedica numerosi articoli e il saggio “Storia dello Spiritismo”, per i quali venne duramente criticato, essendo l’argomento ben lontano dalla ragione; subì anche duri attacchi da parte della Chiesa. L’ultima sua opera è “The Edge of Unknown”, dove racconta le sue personali esperienze psichiche.

Doyle muore nel 1930 a Crowborough a causa di un attacco cardiaco.

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